Nel 1709 il principe d’Elboeuf, facendo scavare un pozzo nella sua residenza vesuviana, si imbatté nei resti del teatro di Ercolano. Da allora presero il via le ricerche che riportarono alla luce un patrimonio archeologico di valore inestimabile. Il 24 agosto del 79 d.C. una spaventosa eruzione del Vesuvio seppellì ogni cosa, consacrando per sempre quegli attimi alla memoria dei posteri. Gli scavi archeologici, iniziati clandestinamente nel primo Settecento, furono ufficializzati nel 1738, grazie al patrocinio del re di Napoli Carlo III della casa di Borbone; interrotti varie volte, i lavori vennero ripresi sistematicamente nel 1927.
Gli scavi offrono al visitatore l’affascinante bellezza delle case private e delle ville signorili, alcune delle quali conservano anche resti di mobilio carbonizzati. Tra le più belle dimore si segnalano la Casa Sannitica, quella del Tramezzo di legno, la Casa dei Cervi e quella dell’Atrio a mosaico, scenograficamente costruite sui bastioni che delimitavano la città verso il mare. Passeggiando tra le rovine, ci si immerge in una incredibile dimensione: lo stato di conservazione tale da procurare la suggestiva sensazione di aver fatto un salto indietro nel tempo, nei giorni in cui tra quelle vie, in quelle botteghe, in quelle case vi era vita.